La mappa del museo diffuso di Street Art a Lecce

La mappa del museo diffuso di Street Art a Lecce

6 Agosto 2019 0 Di toniorollo

Non è la prima volta che si cerca di dare colore, di rivitalizzare un quartiere, una borgata, un paesino con l’arte e i colori. Volendo lasciare da parte il caso di Gibellina nel Belìce, rinato dopo il terremoto del 1968 (cui è dedicato un bel racconto di Gaetano Savatteri nella raccolta Cinquanta in blu. Otto racconti gialli, Sellerio 2019), ci sono le realtà dei quartieri di Salerno, o Casalabate e la stessa San Cataldo di Lecce. Luoghi che forse nessuno visiterebbe se non fossero stati trasformati i musei diffusi di Steet Art. Si tratta di “opere” che dietro hanno un’idea, un progetto, una realizzazione efficace, unica e competente.

Da un po’ di tempo il quartiere 167B di Lecce ha cambiato volto, si è colorato o come si dice oggi è stato riqualificato. Come tutti i quartieri con questo nome, dovuto alla Legge del 1962 quando si pensò di mettere in atto un piano di nuove residenze popolari, svuotando i centri storici e spostando le famiglie nelle periferie delle città in palazzoni costruiti in serie: le vele.

Ma ai palazzi spesso non si sono associati i servizi, i bar e i centri di aggregazione, tanto che spesso si è costretti a muoversi per il necessario. E’ quasi normale che in alcuni casi si siano trasformati in ghetti o zone off-limits per tutti gli “estranei”.

Ma da un po’ di tempo si parla di riqualificazione ravvivando queste zone, queste saracinesche che chiudono l’orizzonte. In alcuni casi si è dato in modo originale e creativo un po’ di colore e questo ha permesso ad altri d muoversi per vedere le opere d’arte di strada. I palazzi sono diventati capolavori da vedere e osservare, per colpire e contestare. E allora ecco i calciatori Lorusso e Pezzella, Barbas, oppure la lettrice di Hermann Hesse, il Senegal, in contestatore armato di peluche, S. Giovanni Battista e La Madonna, il muro di parole e lettere, il parto della Morte, Carmelo Bene canonizzato, il pescatore che chiede perdono alla mamma, o perfino Escher.

Un secondo punto “artistico” è situato in prossimità dei ponticelli ferroviari di Parco Tafuro, in via Luigi Corvaglia, alle spalle della Scuola Elementare Ammirato-Falcone. Gli artisti sono sempre gli stessi (ChekosArt, in primis) e le opere fanno da cornice da una parte e dell’altra dei ponti che passano sotto la ferrovia.

Un terzo luogo dove di concentrano i murales “leccesi” sono nel quartiere San Pio X, dove è stato creato un luogo di aggregazione per bambini al posto di quelle che una volta c’erano alcune case popolari, nel Parco Corvaglia e sul lungo muro della scuola elementare Dante Alighieri. Qui i soggetti delle opere variano e sono più legati ai personaggi politici e artisti del territorio salentino (Renata Fonte e Renata Fonte) o a temi sociali come i porti e i migranti (Parco Corvaglia).

Nella stessa zona forse il murales più “poetico” è quello dedicato al monaco volante di Vittorio Bodini sulla facciata dei palazzi in via Taranto, uscendo da Lecce. Ci sono poi i murales sul muro del teatro Koreja in via Francesco De Simone (la traversa sulla sinistra prima della chiesa).

Chiudiamo con quelli che sono i primi e gli ultimi arrivati. Certamente tra i primi realizzati a Lecce, di una certa fattura, sono quelli di via Basento nel quartiere di Santa Rosa, dove spicca Carmelo Bene, una testa di serpente e il solito camaleonte, già visto anche a Salerno.

Mentre l’ultimo, invece, è il ritratto di Adriano Olivetti sulla facciata dell’Istituto che da lui prende il nome all’inizio della Lecce-Maglie.

Novembre 2019 arrivano due nuovi murales nella 167B. Il primo vede due bambini che si abbracciano giocando con il mappamondo: Il mondo è nostro. Mentre all’imbocco sempre di via Ragusa è “apparso” il murales di Millo con due ragazzi colorati in una città in bianco e nero.

(Aggiornato il 29.11.2019)

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La mappa delle opere

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(Aggiornato il 17.08.2019)