Cinecittà, dove la fantasia è reale

31 Ottobre 2019 0 Di toniorollo

Entrare a Cinecittà come uno stuntman non è da tutti, scansare un’auto a tutta velocità è un colpo di… fortuna, un intervento dell’Angelo Custode sempre all’erta, pronto a fare gli straordinari.

L’accoglienza a quello che era l’Istituto Luce, il simbolo della Propaganda del Ventennio, è affidata alla Venusia del Casanova di Fellini e a fargli da corona il grande cavallo a dondolo e la carrozza della fata Turchina del Pinocchio di Benigni, mentre i suoi vestiti sono nel giardino d’inverno dove si svolgono i laboratori didattici per i visitatori. Poco più in là la facciata del villino di Nonno Libero… solo la facciata, naturalmente.

Il percorso all’interno degli Studios, il primo vuoto per vedere come sono fatti, diversi per grandezza, uguali per composizione. Tutti e 19 (i n. 17 escluso, naturalmente). Il famoso Teatro 5, il posto ideale in cui vivere, secondo Fellini.

In pochi metri un grande viaggio nel tempo e immergersi nel Foro Romano con i suoi monumenti, templi e archi di trionfo. Poco più in là il Tempio di Gerusalemme con il Cortile delle Donne, così come lo immagina la gente. Venuti fuori da Gerusalemme, senza ridere e senza piangere, ci si imbatte in ciò che resta di New York visto le Gang di Scorsese hanno messo a legno e fuoco un po’ tutto. E laggiù si dovrebbero vedere l’Himalaya su un immenso green screen che si affaccia sulle palazzine nuove del quartiere. E alla fine, in incognito, ci si trova tra il Marocco di Zalone all’Assisi/Pisa dei Borgia o di Francesco di Raul Bova e altri Amici miei, dove tutto ebbe inizio.

Un tuffo al cuore è dato dal percorso nella storia del Cinema all’interno della Palazzina Presidenziale dove ci si immerge nel Neorealismo del quartiere romano di San Lorenzo, per poi si incontra Cleopatra e Antonio,. Ma è di fronte a quel ridicolo vestito celeste del mille e quattro quasi mille e cinque che… non ci resta che piangere. Alla fine si riemerge nella realtà come da un sottomarino.