Giubileo di San Domenico

Giubileo di San Domenico

22 Febbraio 2022 0 Di toniorollo

Cavallino chiude l’anno giubilare a 800 anni dalla morte del suo santo Protettore, san Domenico di Guzman.

«Era di media statura ed esile di corpo; aveva un bel viso e la carnagione rosea; i capelli e la barba tendevano al rosso; gli occhi erano belli. Dalla sua fronte e di tra le ciglia, irradiava come uno splendore che a tutti ispirava rispetto e simpatia. Rimaneva sempre sereno e sorridente, tranne quando era addolorato per qualche angustia del prossimo. Aveva lunghe e belle mani e una voce forte e armoniosa. Non fu mai calvo, ma aveva la corona della rasura tutta intera, cosparsa di qualche capello bianco».

Questa è la descrizione che fa di san Domenico una sua figlia spirituale, la beata Cecilia Cesarini.

S. Domenico nasce in Castiglia in Spagna nel 1170 e muore a Bologna nel 1220. Uomo austero ed essenziale, fonda nel 1216 i Frati predicatori a Tolosa. Questi frati bianchi saranno caratterizzati da una predicazione itinerante, da una vita da mendicante, da uno studio intenso.

I domenicani arriveranno a Lecce già nel 1220 in due monasteri. Uno all’interno della città, in quella che oggi è l’Accademia delle Belle Arti con l’annessa Basilica del Rosario e l’altro alla fuori le mura, sulla strada per S. Pietro in Lama, oggi sede della Fondazione Memmo. A Cavallino saranno chiamati alcuni secoli dopo.

La presenza dei Domenicani a Cavallino – ci dice Giuseppe Pascali, giornalista e scrittore – risale al 1627, ossia quando giunge nel paese Beatrice Acquaviva d’Aragona, sposa del marchese Francesco Castromediano. Loro furono i primi marchesi di Cavallino e con loro Cavallino passò da baronia a marchesato. Con l’arrivo di Beatrice, donna devotissima e devota del santo di Guzman, porto il culto di san Domenico a Cavallino, e volle tra le tante opere la realizzazione di un convento dei padri domenicani. La costruzione avvenne quasi subito e nel giro di sette anni si realizzò la fabbrica con annessa la chiesa, la cui costruzione, però avvenne negli anni successivi.

Beatrice forte di questa devozione verso san Domenico portò a Cavallino una comunità di frati, circa 10 frati; questo numero è rimasto tale fino al 1808. La presenza dei domenicani si ferma proprio nell’anno in cui Napoleone sopprime gli Ordini monastici, quindi anche il convento di Cavallino viene chiuso e lo stabile viene concesso in uso al Comune.

Non abbiamo fonti ufficiali che riferiscano di forti segni legati opere della fede, quanto da un punto di vista artistico. La chiesa del convento presenta importanti tele raffiguranti la vita di santi domenicani, come san Raimondo da Penyafort, san Vincenzo Ferrer e altri santi. Le tele sono state restaurate non tantissimi anni fa e sono state restituite oggi all’antico splendore. La stessa chiesa dedicata ai santi Nicolò e Domenico e vero gioiello dell’architettura. E’ una delle chiese domenicane più belle su cui possa contare il Salento.