Io c’ero con… Noè

Io c’ero con… Noè

10 Novembre 2019 0 Di toniorollo

Anche quella mattina, il Principale, dopo il primo caffè, si affacciò dalle nuvole per guardare giù e vedere quello che già sapeva di dover vedere… perché lui sa sempre tutto. E anche quella mattina ebbe la conferma che, lasciare gli uomini liberi di agire, avrebbe comportato la creazione… di un gran caos.

«Guarda quelli!», disse indicando un non so che di contorto. «E quelli laggiù!» disse guardandolo in un altro capo del mondo. «Che sporcaccioni!» sbottò in un impeto di rabbia, Lui che:

Buono e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore

Salmo 102

Ma… quando ci vuole… scatta l’ira di Dio e bisogna intervenire

con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi

Deuteronomio 26,8

E allora: «Dobbiamo fare qualcosa! » Aggiunse d’impeto.

Visto che la parola di Dio è verità, ciò che il Principale ha detto va fatto! Infatti il Principale non può contraddire se stesso, non può non mantenere quanto è uscito dalla sua bocca. Avendo detto «Dobbiamo fare qualcosa!», dovette farlo!

Ma a questo punto pensò: «Che cosa dobbiamo fare?». Siccome la Parola di Dio è verità, avendo detto: «Che sporcaccioni!», dovette agire di conseguenza, quindi: lavare tutto!

Ed ecco un’altra domanda: «Ma se io adesso lavo tutto dovrò ricominciare tutto da capo… No… eh… Sarei costretto a rifare tutto? Altri sei giorni di creazione? No… eh! Devo salvare qualcuno in modo che riprenda da dove io ho lasciato e continui la creazione che io ho già fatto”. Ma chi salvare?» Siccome la parola di Dio è verità, avendo già fatto un nome non poté rimangiarselo. Quindi dovette salvare: No…è.

Noè era un uomo veramente a modo. Timorato di Dio, era tutto lavoro e famiglia, nonostante i suoi gfjgdjfhg37 anni. Aveva una “bella” moglie sposata alla giovane età di jghfjh5 anni e che lo aveva reso padre di tre dei figli: Sem, Cam e Jafet, ormai grandi e sposati. A differenza dei suoi coevi Noè si distingueva per correttezza nell’agire e puntigliosità nel fare tutte le cose. Con il tempo aveva coltivato un unico hobby: il bricolage! Si costruiva tutto da solo, e, visti i risultati, Noè era proprio quello che si potrebbe definire un uomo che si è fatto tutto da solo.

Il Principale pensò di non dover perdere tempo e quindi chiamò subito il prescelto.
«Noé!»
«Prego!» rispose Noè — visto che quando ci si rivolge al Principale si può solo pregare.

«Caro Noè, io ti ho prescelto in mezzo a tutta la tua generazione perché vorrei proporti una bella crociera», disse il Principale al vecchio uomo. «Cosa ne pensi? Naturalmente sei libero anche di rifiutare, visto che non ti posso obbligare a fare una cosa che non vuoi. Per contratto non posso cancellare il tuo libero arbitrio; sarebbe anticostituzionale, visto che ti ho costituito Io così!»

«Come no!! Fin da bambino il mio sogno è stato proprio quello di fare una crociera! Grazie, Signore, grazie!» Rispose l’uomo pieno di entusiasmo. «Ma… non vorrei fare il pedante, mio signore, ma da lassù forse (mai per rinfaccio!) Le sfugge un particolare, relativo… ma comunque sempre necessario: forse per fare una crociera sarebbe necessario almeno una nave! Se vuole posso costruirmela da solo, ma… visto il luogo in cui ho sempre vissuto… non so nemmeno come è fatta una barca… Se volesse, mai per comando sia chiaro, nella sua bontà e sapienza spiegarmi… farmi un disegnino… un progettino … mi basterebbe un bel progetto»

«Non c’è problema! Cosa vuoi che sia per me che ho fatto tutto il mondo e ho disegnato le montagne e i confini ai mari? Mi sembra una bella… ikea – come dicono in Svezia – quella di fare io il progetto e tu lo realizzi da solo»

«Già una bella… ikea… anche se io, me misero, me ignorante… avrei usato il termine idea… ma la Parola di Dio è verità!»

Il progetto dell’Arca

Fu così che Noè si ritrovò con un progetto veramente… maestoso. «Grazie, Signore, grazie! Ma… Lei sì, che è grande, ma il progetto – bellissimo, naturalmente – mi sembra un po’ sproporzionato, un po’ eccessivo rispetto alle esigenze della mia famiglia. In fondo… a stare giusto larghi… io già immaginavo una crociera da luna di miele, visto che con mia moglie dobbiamo festeggiare giusto wiuyriu5 anni di matrimonio. Mi vedevo già cantare a mia moglie: Partirà, la nave partirà, dove arriverà, questo non si sa. Sarà proprio l’arca di Noè, il cane, il gatto, io e te!»

«Ma quale “Io e te! – aggiunse il Principale – Non sarà una navigazione in solitaria, ma ho detto: una crociera. Quindi vuol dire che non sarai solo!».

Subito Noè: «Scusa, Signore,… ora ho capito! La famiglia prima di tutto! Me meschino! Tu sì che sei un Dio! Dimenticavo i miei figli! Saremo in otto… cioè quattro famiglie: la mia e quelle dei miei tre figli. Qui vedo, però, che sono tre piani e le misure sono 1352030 m.! Non vorrei dire ma… sempre: Grazie, Signore, grazie… io pensavo forse che dimezzando un po’ le dimensioni la cosa potrebbe essere fattibile… visto che me la devo costruire da solo».

«Ma quale esagerazione! Le misure sono reali! – aggiunse il Principale – Devo solo aggiungere un particolare… anche se di poco conto, avevo intenzione di far venire con te qualche animale da compagnia».

«Ah, ora capisco! E io che pensavo che Le fosse sfuggita la presenza dei miei due cani, del gatto di mia moglie, del criceto di Sem, delle oche dei miei figli, del canarino di mia nuora, le galline di mia moglie, poi c’è l’iguana di Cam – beh come sa lui è proprio strano perchè mi prende in giro per i miei chihuahua e poi lui si carica questi animali africani. Comunque, sempre: Grazie, Signore, grazie! Ma saremmo ancora un po’ larghi»

«Non mi riferivo ai tuoi animali, ma a qualcuno in più da portare con te! Alla fine della costruzione invierò l’elenco di tutti quelli che dovrai imbarcare con te».

«Non mancherò, sia fatta sempre la tua volontà! Non per essere puntiglioso – aggiunse ancora Noè – ma ammesso che io riesca a costruire una barca (e di sicuro lo farò) forse c’è un altro particolare che sta sfuggendo alla mia mente, certamente non alla sua onnisciente: per far navigare una nave è necessario il suo habitat naturale, cioè il mare! O pensava a una crociera a secco?»

«Non c’è problema! Se Noè non va al mare, il mare va da Noè. Spero solo che questo non sia un precedente che porti qualcun’altro in futuro a voler la montagna.»

Fu così che non è insieme con i suoi figli cominciarono a costruire la loro grande barca. Da situazione certamente era molto strana agli occhi di tutti coloro che vedevano costruire in pieno deserto questa struttura fuori luogo. Qualcuno cominciò a domandare: «Che cosa è?»
E Noè cortese rispondeva: «E’ una barca! Dio mi ha detto di costruirla!»
È qui tutti a prenderlo in giro: «Il solito ubriacone! Lo spirito divino che gli ha parlato sarà forse lo spirito di vino?»

Poi un altro: «Noè, cosa sta ricostruendo?»
«Una barca!… è stato…» ma era inutile riferire del “committente”.
«Sarà il gran caldo… a darti alla testa!», aggiungeva subito il nuovo interlocutore.

Noè sempre più affranto umiliato decise di non parlare più con nessuno e mandò suo figlio Sem a scrivere sul fianco della sua opera: BARCA, in modo che nessuno facesse più quella strana domanda.
Sem, presso un barattolo di vernice, cominciò a scrivere sulla fiancata in alto, ben visibile, da destra verso sinistra (come si è soliti scrivere dalle sue parti), la parola che suo padre gli aveva detto: A… C… R. … A… solo che… Sem rimase senza tinta e sulla fiancata rimase la parola incompleta: ARCA.

Ogni tanto qualcuno si divertiva a prendere ancora in giro Noè: «Vecchio mio, dice che piove?» O qualcun altro lo canzonava dicendo: «Noè, è vero che la sera cala un po’ di umidità, ma non ti sembra di esagerare?». E un altro ancora: «Noè, è vero che qui è tutta sabbia, ma non è certo una spiaggia che tra un po’ sarà invasa dall’alta marea!». E perfino chi lo sbeffeggiava: «Ma le voci che senti ti hanno dato dolo i numeri delle misure o anche quelli dell’Enalotto?».

Noè sopportava dentro di sé pazientemente tutte queste cose e pensava a quello strano colloquio con Dio con il Principale. «Ma non è che alla fine mi sono immaginato tutto? Non sarà stato un vecchio ricordo di infanzia venuto fuori dal mio cuore? C’è chi dice che ad una certa età si ricorda benissimo ciò che si faceva da piccoli e si dimentica ciò che si è mangiato oggi. Ma io mi ricordo benissimo che oggi ho mangiato… Ho mangiato?» Rimuginava dentro di sé l’anziano patriarca.

Quando tutto fu finito, il principale gli consegnò l’elenco degli animali di compagnia… e quanta compagnia!

Il primo animale ad arrivare all’arca fu la tartaruga. Infatti la tartaruga un tempo fu un animale che correva a testa in giù, come un siluro filava via, come un treno sulla ferrovia, poi avvenne un incidente, un’arca la fermo, si ruppe qualche dente e allora rallentò.

Subito dopo di lei arrivò secondo una prima impressione, il ghepardo, anche se dal fotofinish risultò vincitrice la pulce che si trovava proprio sulla testa del ghepardo.

Come sistemarli? Questo il problema che Noè dovette affrontare. All’inizio decise di dividere i tre piani in box e ottimizzare gli spazi mettendo insieme animali grandi e animali più piccoli. Fu così che sotto l’elefante fece accomodare la coppia di topi. Infatti fino ad allora tra questi due animali non c’era proprio alcun problema. Già, fino ad allora!

L’elefante è un animale famoso per la sua memoria e per la sua pazienza. E di pazienza sull’arca l’elefante dovette esercitarne veramente molta visto che la coppia di topi che alloggiavano sotto di lui erano una coppia veramente particolare. Il topo era un classico topo da box, cioè uno che passava gran parte del suo tempo a rubare nei box altrui, proprio come i suoi discendenti topi di appartamento o topi d’albergo. Nel frattempo la sua consorte, approfittando dell’assenza del topo, organizzava delle allegre festicciole invitando un po’ di amici animali. La tal cosa l’elefante la sopportava sempre in maniera poco felice, dal momento che non poteva muoversi più di tanto per il traffico all’interno del suo box e tra le sue zampe.

Si racconta che una volta avendo deciso di sedersi non si accorse che dietro di lui c’era un velociraptor che attendeva di entrare dalla consorte del topo e lo schiacciò trasformandolo da quel momento in coccodrillo, devastandogli anche le corde vocali, tanto che da quel momento nessuno sa il coccodrillo come fa. Che dolore e quante lacrime versate.

Ora succedeva che quando il topo tornava dalle sue razzie all’interno del box, con la refurtiva (ciabatte, cappelli, scarpe, ciotole, cc.) che aveva rubato da Noè e dai suoi figli, vedendo quello che succedeva all’interno del suo box, cominciava a inseguire la sua consorte tirandogli tutto ciò che aveva tra le… zampe. Fu così che tutti gli altri animali dell’Arca quando vedevano volare degli oggetti associavano l’immediato arrivo della consorte del topo. Da allora il grido di «gli zoccoli… gli zoccoli…», richiama subito alla mente… la consorte del topo.

Fu così che Noè decise di cambiare il modo di organizzare gli animali, mettendo insieme animali cugini tra di loro in modo che potessero fraternizzare. Ecco quindi il primo esempio di solidarietà di razza quando tutti gli equini per evitare che la notte gli altri animali calpestassero la zebra decisero di dormire in piedi.

Però con questo tipo di organizzazione ci fu un effetto collaterale perché… Parla oggi, parla domani, finiti gli argomenti vennero fuori gli animali più infelici della storia: il mulo e il bardotto.

Gli unici a non avere problemi, non avendo argomenti da condividere, furono i conigli, tanto che fecero pesare la loro presenza in tutta quanta l’Arca.
L’ultimo animale a salire fu naturalmente la lumaca.

Dall’alto dell’Arca di Noè si rivolse al figlio Sem chiedendo: «Sono arrivati tutti gli animali?»

il liocorno

Guardando la lista rispose al padre: «ci sono due coccodrilli, un orango tango, due piccoli serpenti, un’aquila reale… solo non si vedono i due liocorni». Infatti da allora i Liocorni sono spariti dalla faccia della terra e si sono estinti.

Tirato su un ponte levatoio si era pronti per partire. Proprio in quel momento un fulmine ruppe la corda che teneva aperto il ponte levatoio che si serrò con un fragoroso stridore e cominciò a piovere, come Dio la manda.

Qualcuno disse: «La solita nuvola passeggera…», solo che quell’acqua non sembrava finire mai. «Piove, guarda come piove, guarda come viene giù… Uhh!»- aggiungeva qualcun altro. L’acqua saliva sempre più e a questo punto diversi cominciarono a rivalutare la scelta di un folle come Noè. In tanti cominciarono a bussare alla porta dell’Arca: «Noè!! Facci Salire!!» gridava a gran voce qualcuno. «Dici che piove?» rispondeva Noè da un oblò!
«Noè, prendimi a bordo!», implorava un altro. «Umido stasera, eh!», faceva eco il patriarca.
Ad un certo punto da qualche parte lontana il mare era tracimato dai monti nella vallata e, inondando tutto, spinse l’Arca lontano.

In poco tempo fu sommerso tutto il mondo… allora conosciuto e l’Arca ormai era partita con il suo carico zoologico.
Ogni giorno il livello dell’acqua saliva sempre di più fino a quando tutto il mondo allora conosciuto non fu inghiottito dall’acqua.

Piovve per moltissimo tempo; e come pioveva! Dopo tantissimi giorni che si vedeva acqua di sopra e acqua di sotto finalmente cominciò a far capolino dalle dense nubi un sole pallido e annacquato. Noè per esser sicuro che tutto fosse finito cercò di mandar fuori un corvo, che si rifiutò di assolvere alla missione.
Passarono altri giorni, l’acqua sembrava scendere e allora fece uscire dall’Arca un colombo che dopo poco tempo tornò alla base stremato e senza alcuna novità. Passarono ancora altri giorni, l’acqua continuava a scendere e il patriarca rimandò fuori di nuovo il solito colombo che dopo un po’ tornò con un ramoscello di olivo nel becco come a voler dire che ormai la terra emersa e le piante cominciavano a ricrescere. «Colombo, hai scoperto l’America! Lo so che la terra è emersa, è da due giorni che ci siamo incagliati su questo scoglio! Se aspettavi un altro poco…».

L’Arca si era fermata sull’enigmatico monte amico: l’Ararat.

Noè, avendo sigillato la porta, scoperchiò tutto in modo da permettere a gli animali di uscire subito, visto che non resistevano più chiusi all’interno dell’Arca.

Lo stesso Noè per festeggiare organizzò un sacrificio di ringraziamento a Dio e una festa con abbondante grigliata e un diluvio di vino. Dio gradì il sacrificio di Noè e a lui fece una promessa: «Mai più tanta acqua! Tanto che mi avvenuto il mal di mare pure a me. Come segno di questa mia promessa – aggiunse il Principale – pongo un arco variopinto di luce e acqua tra la terra e il cielo».

La festa fu veramente grandiosa e vi parteciparono Noè, la sua famiglia e tutti gli animali che con loro avevano vissuto questa esaltante esperienza. Al termine della festa, dopo un ballo a piedi nudi sul tavolo, lo stesso Noè si accasciò in un sonno profondo ma… con i piedi nudi. Quando Cam vide il padre nudo riverso per terra cominciò a deriderlo, dimenticando i suoi khgfk25 anni, e corse a chiamare fratelli per renderli partecipi del miserabile spettacolo offerto. Sem e Jafeth, invece, coprirono il padre con un mantello.

Quando la mattina dopo il vecchio patriarca seppe del comportamento del figlio Cam lo maledisse, insieme con suo figlio Canaan e tutta la razza e strazza che avevano e avrebbero tenuto. Scuro in volto dovette subire la condanna ad essere schiavo di Sem e Jafeth.
Non si dimentichi che dai tre figli del Patriarca ebbero origine le tre grandi stirpi che ri-popolarono la terra. Da Sem nacquero i Semiti che sarebbero gli ebrei; dagli Jafeth gli Jafeithi, cioè i popoli indo-europei e da Cam i Camiti, i popoli arabo-africani.